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      Però concorrevano in Elvezia gli imbasciadori di tutti i príncipi cristiani; il pontefice e quasi tutti i potentati italiani pagavano annue pensioni per essere ricevuti nella loro confederazione, e avere facoltà di soldare per la difesa propria, quando n'avessino di bisogno, soldati di quella nazione: dalle quali cose insuperbiti, e ricordandosi che coll'armi loro avea prima Carlo re di Francia conquassato lo stato felice d'Italia, e che coll'armi loro Luigi suo successore aveva acquistato il ducato di Milano, recuperata Genova e vinti i viniziani, procedevano con ciascuno imperiosamente e insolentemente. E nondimeno al re di Francia, oltre a' conforti di molti particolari della nazione e il persuadersi che gli avessino a muovere l'offerte grandissime di danari, dava speranza che avendo quegli che governavano Milano convenuto cogli oratori de' svizzeri, in nome di Massimiliano Sforza, di dare loro, come prima egli avesse ricevuta la possessione del ducato di Milano e delle fortezze, ducati cento cinquantamila, e per spazio di venticinque anni quarantamila ducati ciascuno anno, ricevendolo essi sotto la sua protezione e obligandosi a concedere de' loro fanti a' suoi stipendi, nondimeno non avevano mai i cantoni ratificato. Perciò, nel principio dell'anno presente, con tutto che prima avesse tentato invano che gli imbasciadori, i quali intendeva mandare a trattare di queste cose, fussino uditi, consentí per poterlo fare di dare loro libere le fortezze di Valdilugana e di Lugarna, per ottenere con questo prezzo la udienza loro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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