Con tanta indignità cercavano i príncipi grandi l'amicizia di quella nazione. Venne adunque per commissione del re [monsignore] della Tramoglia a Lucerna, nel qual luogo era chiamata la dieta per udirlo; e benché raccolto con lieta fronte conobbe presto essere, in quanto al ducato di Milano, vane le sue fatiche; perché pochi dí innanzi sei de' cantoni avevano ratificato e suggellato i capitoli fatti con Massimiliano Sforza, tre avevano deliberato di ratificare, gli altri tre mostravano di stare ancora ambigui. Però, non parlando piú delle cose di Milano, proponeva che almanco aiutassino il re a recuperare Genova e Asti, che nella capitolazione fatta con Massimiliano non si includevano. Alle quali dimande il Triulzio per dare favore fece instanza di potere andare alla dieta, sotto colore di trattare cose sue particolari; e gli fu concesso il salvocondotto, ma con condizione che non trattasse di cosa alcuna attenente al re di Francia: anzi, come fu giunto a Lucerna, gli fu fatto comandamento che non parlasse né in publico né in privato con la Tramoglia. Finalmente, con consentimento comune, furono ratificati da tutti i cantoni i capitoli fatti col duca di Milano, denegate tutte le dimande del re di Francia, e aggiunto che non se gli concedesse soldare fanti di quella nazione per servirsene né in Italia né fuora d'Italia.
Perciò il re, escluso da' svizzeri, conosceva essere necessario il riconciliarsi o con Cesare o co' viniziani, i quali nel tempo medesimo trattavano ancora [con] Cesare: perché, crescendo negli animi de' collegati il sospetto della riconciliazione loro col re di Francia, consentiva Gurgense che essi ritenessino Vicenza.
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