Da altra parte, crescendo il timore dell'unione tra il re e i viniziani, il re d'Aragona confortava Cesare alla restituzione di Verona, proponendogli il trasferire, co' danari che arebbe da' viniziani e con l'esercito spagnuolo, la guerra nella Borgogna. Il medesimo sentiva Gurgense, il quale, sperando potere colla presenza muovere Cesare, ritornò in Germania: seguitandolo non solo don Petro Durrea, venuto seco, ma ancora Giovambatista Spinello conte di Carriati, imbasciadore del medesimo re appresso a' viniziani; avendo prima indotto il senato, acciocché nuove difficoltà non interrompessino le speranze che si trattavano, a fare tregua con Cesare per tutto il mese di marzo, data la fede dagli oratori predetti che Cesare restituirebbe Verona, pur che a lui fussino promessi in certi tempi dugento cinquantamila ducati e ciascuno anno ducati cinquantamila.
Lib.11, cap.8
Morte di Giulio II: giudizio dell'autore. Occupazione di Piacenza e di Parma da parte del viceré. Elezione di Leone X; sue promesse di benevolenza verso i cardinali scismatici. Magnifica incoronazione del nuovo pontefice.
In questa agitazione di cose e in tempi tanto gravi sopravenne la infermità del pontefice, pieno (perché dall'avere ottenuto le cose desiderate non si diminuiscono ma si accrescono sempre i disegni) di maggiori voglie e concetti che forse fusse stato innanzi, per tempo alcuno. Perché aveva deliberato di fare, al principio della primavera, la impresa tanto desiderata di Ferrara; la quale città, essendo abbandonata da tutti gli aiuti, e dovendovi andare oltre alle genti sue l'esercito spagnuolo, si credeva avesse a fare piccola resistenza: aveva comperato secretamente, per prezzo di trentamila ducati da Cesare la città di Siena per il duca d'Urbino; al quale, per conservarsi intera la gloria d'avere pensato schiettamente alla esaltazione della Chiesa, non avea, da Pesero infuora, voluto mai concedere cosa alcuna dello stato ecclesiastico; conveniva prestare a Cesare quarantamila ducati, ricevendone in pegno Modena; minacciava i lucchesi che ne' travagli del duca di Ferrara avessino occupato la Garfagnana, instando la dessino a lui; e sdegnato col cardinale de' Medici per parergli che aderisse piú al re cattolico che a sé, e per conoscere di non potere disporre come si aveva presupposto di quella città, già aveva nuovi disegni e nuove pratiche per alterare lo stato di Firenze: sdegnato col cardinale sedunense, perché di stati e di beni di diverse persone nello stato di Milano aveva attribuito a sé entrata di piú di trentamila ducati l'anno, gli aveva tolto il nome del legato e chiamatolo a Roma: aveva, acciò che le cose del duca di Urbino in Siena, per la intelligenza de' vicini, fussino piú stabili, condotto di nuovo Carlo Baglione, per cacciare Giampaolo di Perugia congiuntissimo di affinità co' figliuoli di Pandolfo Petrucci, successori della grandezza paterna: voleva costituire in Genova nuovo doge Ottaviano Fregoso, rimosso Ianus di quella degnità; consentendo a questo gli altri Fregosi perché, per il grado il quale v'avevano tenuto i suoi maggiori, pareva che piú a lui si appartenesse: pensava assiduamente come potesse o rimuovere di Italia o opprimere con l'aiuto de' svizzeri, i quali soli magnificava e abbracciava, l'esercito spagnuolo, acciò che, occupato il regno napoletano, Italia rimanesse (queste parole uscivano frequentemente della bocca sua) libera da' barbari; e a questo fine aveva impedito che i svizzeri non si confederassino col re cattolico.
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