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      Fu la prima azione del nuovo pontificato la incoronazione sua, fatta secondo l'uso degli antecessori nella chiesa di San Giovanni Laterano, con tanta pompa, cosí dalla famiglia e corte sua come da tutti i prelati e da molti signori che vi erano concorsi e dal popolo romano, che ciascuno confessò non avere mai veduto Roma, dopo le inondazioni de' barbari, dí piú magnifico e piú superbo che questo. Nella quale solennità portò il gonfalone della Chiesa Alfonso da Esti; il quale, ottenuta la sospensione dalle censure, era andato a Roma, con speranza grande di comporre, per la mansuetudine del pontefice, le cose sue: portò quello della religione di Rodi Giulio de' Medici, armato, in su uno grosso corsiere; inclinato dalla volontà sua alla professione dell'armi ma tirato da' fati alla vita sacerdotale, nella quale avesse a essere esempio maraviglioso della varietà della fortuna. E fece questo dí piú memorabile e di maggiore ammirazione il considerare che colui che ora pigliava, con sí rara pompa e splendore, le insegne di tanta degnità era stato nel dí medesimo, l'anno dinanzi, fatto miserabilmente prigione. Confermò questa magnificenza appresso al volgo la espettazione che si aveva di lui, promettendosi ciascuno che Roma avesse a essere felice sotto uno pontefice ornato di tanta liberalità e di tanto splendore; perché era certo essere stati spesi da lui in questo dí centomila ducati: ma gli uomini prudenti desiderorno maggiore gravità e moderazione, giudicando né convenire tanta pompa a' pontefici, né essere secondo la condizione de' tempi presenti il dissipare inutilmente i danari accumulati dal precessore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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