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      Ma prima, subito che recuperò Cremona, aveva mandato Renzo da Ceri a Brescia con una parte delle genti, per provedere allo stabilimento di quella città e alla ricuperazione della fortezza;
      e molto piú per raffrenare i successi prosperi de' tedeschi. Perché, quasi subito che egli si discostò da Verona, Roccandolf, capitano de' fanti tedeschi, e con lui Federigo Gonzaga da Bozzole, usciti di Verona con secento cavalli e duemila fanti, erano andati a San Bonifazio, ove l'Alviano aveva lasciati sotto Sigismondo Caballo e Giovanni Forte trecento cavalli leggieri e secento fanti; i quali, sparsi per il paese senza alcuna disciplina militare, sentita la venuta degli inimici, si erano fuggiti a Cologna; ove i tedeschi seguitandogli, entrati per forza nella terra, fattigli tutti prigioni, la saccheggiorno e abbruciorno: il medesimo feciono poi a Soavi, roppono il ponte fatto da' viniziani in sull'Adice, e arebbono con l'impeto medesimo occupata Vicenza se non vi fusse entrato dentro subitamente numero grandissimo di paesani. I quali progressi faceva di maggiore considerazione l'essersi divulgato che dal contado di Tiruolo venivano a Verona nuovi fanti.
      Nel qual tempo medesimo si accostò per mare a Genova l'armata del re di Francia, con nove galee sottili e altri legni; e per terra, col favore de' rivieraschi della loro parte e con altri soldati condotti co' danari del re, Antoniotto e Ieronimo fratelli degli Adorni, mossisi con grandissima occasione, per la discordia nata poco innanzi tra' Fieschi e il doge di Genova, con cui erano stati prima uniti contro agli Adorni: perché, o per quistione nata a caso o per sospetto sopravenuto, Ieronimo, figliuolo di Gianluigi dal Fiesco, uscendo del palagio publico, era stato ammazzato da Lodovico e da Fregosino fratelli del doge.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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