Vicende della guerra dei veneziani.
Non rimaneva piú niente al re di Francia, alla recuperazione intera degli stati perduti l'anno dinanzi, che Novara e Como; le quali due città sole si tenevano ancora in nome di Massimiliano Sforza in tutto il ducato di Milano. Ma era, con infamia grande di tutti gli altri, destinata la gloria di questa guerra non a' franzesi non a' fanti tedeschi non all'armi spagnuole, non alle viniziane, ma solamente a' svizzeri: contro a' quali l'esercito franzese, lasciato in Alessandria presidio sufficiente per sostenere le cose di là dal Po, si accostò a Novara; feroce per tanti successi, per la confusione degli inimici rinchiusi dentro alle mura, e per il timore già manifesto degli spagnuoli. Rappresentavasi, oltre a queste cose, alla memoria degli uomini quasi come una immagine e similitudine del passato: questa essere quella medesima Novara nella quale era stato fatto prigione Lodovico Sforza padre del duca presente; essere nel campo franzese quegli medesimi capitani... della Tramoglia e Gianiacopo da Triulzi, e appresso al figliuolo militare alcune delle medesime bandiere e de' medesimi capitani di quegli cantoni che allora il padre venduto aveano. Onde la Tramoglia avea superbamente scritto al re che nel medesimo luogo gli darebbe prigione il figliuolo, nel quale gli aveva dato prigione il padre. Batterno i franzesi impetuosamente con l'artiglierie le mura, ma in luogo donde lo scendere dentro era molto difficile e pericoloso, e dimostrando tanto di non gli temere i svizzeri che mai patirno si chiudesse la porta della città di verso il campo.
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