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      Uscirno adunque con impeto grandissimo, dopo la mezza notte, di Novara, il sesto dí di giugno, in numero circa diecimila, distribuitisi con questo ordine: settemila per assaltare l'artiglierie, intorno alle quali alloggiavano i fanti tedeschi; il rimanente per fermarsi, con le picche alte, all'opposito delle genti d'arme. Non erano, per la brevità del tempo e perché non si temeva tanto presto di uno accidente tale, stati fortificati gli alloggiamenti de' franzesi; e al primo tumulto, quando dalle scolte fu significata la venuta degli inimici, il caso improviso e le tenebre della notte dimostravano maggiore confusione e maggiore terrore. Nondimeno, e le genti d'arme sí raccolsono prestamente agli squadroni e i fanti tedeschi, i quali furno seguitati dagli altri fanti, si messono subitamente negli ordini loro. Già con grandissimo strepito percotevano l'artiglierie ne' svizzeri che venivano per assaltarle, facendo tra loro grandissima uccisione, la quale si comprendeva piú tosto per le grida e urla degli uomini che per beneficio degli occhi, l'uso de' quali impediva ancora la notte; e nondimeno con fierezza maravigliosa, non curando la morte presente né spaventati per il caso di quegli che cadevano loro allato, né dissolvendo l'ordinanza, camminavano con passo prestissimo contro all'artiglierie: alle quali pervenuti, si urtorno insieme ferocissimamente, essi e i fanti tedeschi, combattendo con grandissima rabbia l'uno contro all'altro, e molto piú per l'odio che per la cupidità della gloria.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Novara