Fermossi alla Tomba, essendo cessata la paura perché niuno lo seguitava, dove dette opera di fare condurre a Padova e a Trevigi quanta piú quantità potette di biade del veronese; e nel tempo medesimo mandò Giampaolo Baglione, con sessanta uomini d'arme e mille dugento fanti, a Lignago. Il quale, ricevuto subito dagli uomini della terra ove non era presidio alcuno, dette la battaglia alla rocca guardata da cento cinquanta fanti tra spagnuoli e tedeschi, battutala prima con l'artiglierie, da quella parte che è volta in verso la piazza. Nel quale assalto non so che potesse piú, o la virtú o la fortuna: perché mentre si combatteva, cominciata per sorte ad ardere la munizione per alcuni instrumenti di fuochi artificiati gittati da quegli di fuora, abbruciò una parte della rocca; nel qual tumulto entrati dentro, parte per il muro rotto parte con le scale, i fanti che davano la battaglia, preso il capitano spagnuolo, ammazzorno o feciono prigioni tutti quegli che vi erano dentro. Preso Lignago, gittò l'Alviano il ponte in sull'Adice; e dipoi, essendogli stata data da alcuni veronesi speranza di tumultuare contro a' tedeschi, andò ad alloggiare alla villa di San Giovanni distante quattro miglia da Verona; donde accostatosi la mattina seguente alla porta che si dice di San Massimo, piantò con grandissimo furore l'artiglierie alla torre della porta e al muro congiunto a quella, attendendo se in questo tempo nascesse dentro qualche tumulto. Rovinate circa quaranta braccia di muraglia oltre alla torre, la quale cadde di maniera che fece uno argine fortissimo alla porta, dette molto ferocemente la battaglia.
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