Ricordassesi da altra parte dell'odio antico de' Fregosi, quante ingiurie e quanti inganni avessino fatti, al padre Batista, e il cardinale Fregosi, l'uno dopo l'altro dogi di Genova; e considerasse come potevano avere convenienza o confidarsi di Ottaviano Fregoso, il quale oltre all'antico odio ricusava d'avere superiore in quella città. A' svizzeri avevano proposti stimoli di utilità, di sicurtà, di onore: pagare, se per opera loro fussino restituiti alla patria, quantità di danari pari a quella che aveva pagata il Fregoso agli spagnuoli; essersi per la virtú loro conservato il ducato di Milano e a essi appartenerne il patrocinio, perciò dovere considerare quanto fusse contrario alla sicurtà di quello stato che Genova, città vicina e tanto importante, dominasse un doge dependente interamente dal re di Aragona; ed essere stato molto indegno del nome e della gloria loro l'avere permesso che Genova, frutto della vittoria di Novara, fusse ceduta in utilità degli spagnuoli, i quali, mentre che i svizzeri andavano con tanta ferocia a percuotere nelle palle fulminate dalle artiglierie de' franzesi, mentre che, per dire meglio, correvano incontro alla morte, sedevano oziosi in sulla Trebbia, aspettando come da una vedetta, secondo il successo delle cose, o di vituperosamente fuggire o di fraudolentemente rubare i premi della vittoria acquistata coll'altrui sangue. Da queste cagioni accesi, moveva già il duca le genti sue e i svizzeri quattromila fanti; ma le minaccie del viceré contro al duca e l'autorità del pontefice, a cui sommamente erano a cuore le cose di Ottaviano, gli fece desistere.
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