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      A guardia di Vicenza lasciò l'Alviano, con sufficiente presidio, Teodoro da Triulzi; egli col resto dell'esercito si fermò all'Olmo, luogo vicino a Vicenza a due miglia, in sulla strada che va a Verona: impedito talmente quel passo e un altro vicino, con tagliate e con fossi e con l'artiglierie distese a' luoghi opportuni, che era quasi impossibile il passarlo. Cosí, impedito il cammino destinato verso Verona, era similmente difficile agli spagnuoli che camminavano lungo i monti allargarsi per il paese paludoso e pieno d'acque, difficile pigliare la via del monte, stretta e occupata da molti armati; in modo che, circondati dagli inimici quasi da ogni parte, alla fronte alle spalle e per fianco, e seguitati continuamente da moltitudine grande di cavalli leggieri, non aveano deliberazione se non difficile e molto pericolosa. Alloggiorono, sopravenendo la notte, da poi che alquanto fu scaramucciato, vicini a un mezzo miglio allo alloggiamento de viniziani; ove, consultato la notte i capitani quel che, intra tante difficoltà e pericoli, dovessino fare, elessono per meno pericoloso volgere le insegne verso la Magna, per ritornarsene per la via di Trento a Verona; benché, per la lunghezza del cammino e per la piccola guardia v'aveano lasciata, presupponevano quasi per certo che prima vi entrerebbono i viniziani. Cosí si mossono, in sul fare del dí, verso Bassano, voltando le spalle agli inimici, di che niuna cosa è piú spaventosa e piú perniciosa agli eserciti, e, ancora che camminassino ordinatamente, con tanto piccola speranza di salute che stimavano il perdere tutti i carriaggi e i cavalli meno utili, essere il minore male che potesse loro succedere.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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