Venne a lui Quintana, secretario del re cattolico, quello che per le medesime cagioni vi era stato l'anno dinanzi; e dipoi passato con suo consentimento a Cesare, ritornò di nuovo al re di Francia. Alla ritornata del quale, perché si potessino con maggiore comodità risolvere le difficoltà della pace, il re e Quintana in nome del re cattolico prorogorono per un altro anno la tregua fatta l'anno passato con le medesime condizioni; alle quali si aggiunse, molto secretamente, che durante la tregua non potesse il re di Francia molestare lo stato di Milano; nel quale articolo non si includeva né Genova né Asti. La quale condizione, tenuta occulta da lui, fu publicata e bandita solennemente dal re cattolico per tutta Spagna; incerti gli uomini quale fusse piú vera, o la negazione dell'uno o l'affermazione dell'altro. Fu nella medesima convenzione riservato tempo di tre mesi a Cesare e al re di Inghilterra d'entrarvi, i quali affermava il Chintana che vi entrerebbono amendue: il che, quanto al re di Inghilterra, si diceva vanamente; ma a Cesare aveva persuaso il re d'Aragona, resoluto sempre a non volere la guerra di verso Spagna, non si potere con migliore via ottenere il maritaggio che si trattava.
Lib.12, cap.5
I veneziani e Massimiliano Cesare si rimettono di nuovo al pontefice per un compromesso. Nuove fazioni di guerra fra veneziani e tedeschi. Condizioni ed insuccesso del lodo del pontefice. Fortunata azione di Renzo da Ceri a Crema. Vicende di guerra nel Friuli.
Accrebbe questa prorogazione il sospetto al pontefice che tra questi tre príncipi non fusse fatta o in procinto di farsi, in pernicie d'Italia, conclusione di cose maggiori.
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