Però minacciava di precipitarsi all'accordo con gli altri, per non volere restare piú solo alle percosse di tutto il mondo: stracco ancora dalle spese eccessive e dalle insolenze de' soldati; perché avendo condotti in Francia ventimila fanti tedeschi, né potuto avergli tutti se non quando il re d'Inghilterra era a campo a Tornai, aveva, per avergli a tempo se venisse nuovo bisogno, ritenutogli in Francia; i quali facevano infiniti danni per il paese. E si doleva il re che il papa non lo volesse in Italia, e che gli altri príncipi non lo volessino in Francia.
In queste difficoltà e in tanta perplessità delle cose, cominciò ad aprirgli la via alla sua sicurtà e alla speranza di ritornare nella pristina potenza e riputazione la indegnazione incredibile che ricevette il re di Inghilterra della tregua rinnovata dal suocero, contro a quello che molte volte gli aveva promesso, di non fare piú senza suo consentimento convenzione alcuna col re di Francia; della quale ingiuria lamentandosi publicamente, e affermando essere stato ingannato dal suocero tre volte, si alienava ogni dí piú da' pensieri di rinnovare la guerra contro a franzesi. La quale cosa pervenuta a notizia del pontefice, mosso o dal sospetto che il re di Francia, in caso fusse molestato da lui, non facesse la pace e il parentado (come continuamente minacciava) con gli altri due re, o perché, pensando che a ogni modo avesse a succedere la pace tra loro, desiderasse con lo interporsene acquistare qualche grado col re di Francia, di quello che non era in potestà sua di proibire, cominciò a confortare il cardinale eboracense che persuadesse al suo re che, contento della gloria guadagnata, e avendo in memoria che corrispondenza di fede avesse trovata in Cesare, nel re cattolico e ne' svizzeri, non travagliasse piú con l'armi il reame di Francia.
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