Nondimeno poi, per maggiore sicurtà dello esercito, si ritirò a Barziglione quasi in sulle porte di Padova. Ma essendo tutto il paese consumato dalle scorrerie e dalle prede che si facevano dall'uno e dall'altro esercito, gli spagnuoli, mancando loro le vettovaglie, si ritirorono a' primi alloggiamenti da' quali si erano partiti, abbandonata la città di Vicenza e la rocca di Brendala distante da Vicenza sette miglia; né si nutrivano con altri sussidi o pagamenti che con le taglie mettevano a Verona, Brescia, Bergamo e gli altri luoghi circostanti. Ritirati gli spagnuoli, l'Alviano si pose con l'esercito tra la Battaglia e Padova in alloggiamento fortissimo: donde inteso essere in Esti poca e negligente guardia, vi mandò di notte quattrocento cavalli e mille fanti; dove entrati innanzi fussino sentiti e presi ottanta cavalli leggieri del capitano Corvera, il quale si salvò nella rocca, si ritirorono allo esercito. Ma avendo i viniziani mandate nuove genti all'esercito, l'Alviano, accostatosi a Montagnana, presentò la battaglia al viceré; il quale, perché era molto inferiore di forze recusando di combattere, si ritirò nel Polesine di Rovigo: donde l'Alviano, non avendo piú ostacolo alcuno di là dallo Adice, correva ogni dí insino in sulle porte di Verona; il che fu cagione che il viceré, mosso dal pericolo di quella città, lasciati nel Pulesine trecento uomini d'arme e mille fanti, vi entrò con tutto il resto dello esercito.
Molte maggiori difficoltà erano in Crema, quasi assediata dalle genti del duca di Milano alloggiate nelle terre e ville vicine, perché dentro era la carestia, la peste smisurata, stati i soldati piú mesi senza denari, mancamento di munizioni e di molte provisioni piú volte dimandate.
| |
Barziglione Padova Vicenza Brendala Vicenza Verona Brescia Bergamo Alviano Battaglia Padova Esti Corvera Alviano Montagnana Polesine Rovigo Alviano Adice Verona Pulesine Crema Milano
|