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      Restorono prigioni Sinibaldo dal Fiesco Ieronimo Adorno e Gian Cammillo da Napoli.
      Pare, oltre alle cose sopradette, degno di memoria che in questo anno medesimo Roma vidde gli elefanti, animale forse non mai piú veduto in Italia dopo i trionfi e i giuochi publici de' romani: perché mandando Emanuel re di Portogallo una onoratissima imbascieria a prestare la ubbidienza al pontefice, mandò insieme a presentargli molti doni, e tra questi due elefanti, portati a lui della India dalle sue navi; la entrata de' quali in Roma fu celebrata con grandissimo concorso.
     
     
      Lib.12, cap.9
     
      Sollecitazioni del re di Francia al pontefice per averne l'adesione e l'appoggio; risposta del pontefice al re. Morte del re di Francia: considerazioni dell'autore.
     
      Ma in questi tempi medesimi, il re di Francia, intento con l'animo ad altro che a pompe e spettacoli, sollecitava tutte le altre provisioni della guerra: e desideroso di certificarsi dell'animo del pontefice, ma determinato, qualunque e' fusse, di proseguire la impresa destinata, lo ricercò che volesse dichiararsi in suo favore, riconfermando l'offerte prima fatte e affermando che, escluso dalla sua congiunzione, accetterebbe da Cesare e dal re cattolico le condizioni già recusate. Riducevagli in considerazione la potenza del regno suo, la confederazione e gli aiuti promessigli da' viniziani; essere allora piccole in Italia le forze di Cesare e del re d'Aragona, e l'uno e l'altro di questi re bisognosissimo di danari, e impotenti a pagare i soldati propri non che a fare muovere i svizzeri; i quali, non pagati, non scenderebbono de' monti loro: non desiderare altro tutti i popoli di Milano, poi che avevano provato il giogo acerbo degli altri, che di ritornare sotto lo imperio de' franzesi: né avere cagione il pontefice di provocarlo a usare contro a lui inimichevolmente la vittoria, perché la grandezza de' re di Francia in Italia e la sua propria essere stata in ogni tempo utile alla sedia apostolica, perché contenti sempre delle cose che di ragione se gli appartenevano, non avere mai, come avevano tante esperienze dimostrato, pensato a occupare il resto di Italia: diversa essere la intenzione di Cesare e del re cattolico, che mai avevano pensato se non, o con armi o con parentadi o con insidie, di occupare lo imperio di tutta Italia, e mettere in servitú, non meno che gli altri, la sedia apostolica e i pontefici romani, come sapeva tutto il mondo essere antichissimo desiderio di Cesare: però provedesse in uno tempo medesimo alla sicurtà della Chiesa alla libertà comune d'Italia e alla grandezza della famiglia sua de' Medici; occasione che mai arebbe né in altro tempo né con altra congiunzione che con la sua.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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