Nel qual tempo venne al re, partito già da Lione, uno uomo mandato dal re di Inghilterra, il quale in nome suo efficacemente lo confortò che per non turbare la pace della cristianità non passasse in Italia. Origine di tanta variazione fu che, essendo stato molesto a quel re che 'l re di Francia si fusse congiunto con l'arciduca, parendogli che le cose sue cominciassino a procedere troppo prosperamente, avea da questo principio cominciato a prestare l'orecchie agli imbasciadori del re cattolico, che non cessavano di dimostrargli quanto a lui fusse perniciosa la grandezza del re di Francia, che per l'odio naturale, e per avere esercitato i príncipi della sua milizia contro a lui, non gli poteva essere se non inimicissimo; ma lo moveva piú la emulazione e la invidia alla gloria sua, la quale gli pareva che si accrescesse molto se e' riportasse la vittoria dello stato di Milano. Ricordavasi che egli, ancora che avesse il regno riposato e ricchissimo per la lunga pace, e trovato tanto tesoro accumulato dal padre, non aveva però se non dopo qualche anno avuto ardire di assaltare il re di Francia, solo, e cinto da tanti inimici e affaticato da tanti travagli: ora questo re, alquanto piú giovane che non era egli quando pervenne alla corona, ancora che avesse trovato il regno, affaticato ed esausto per tante guerre, avere ardire, ne' primi mesi del suo regno, andare a una impresa dove aveva opposizione di tanti príncipi: non avere egli, con tanti apparati e con tante occasioni, riportato in Inghilterra altro guadagno che la città di Tornai, con spesa nondimeno intollerabile e infinita; ma il re di Francia, se conseguisse, come si poteva credere, la vittoria, acquistando sí bello ducato, avere a tornare gloriosissimo nel regno suo: apertasi ancora la strada, e forse innanzi che uscisse d'Italia presa l'occasione, di assaltare il regno di Napoli.
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