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      Non avevano quegli che furono a Novara né cavalli né artiglierie, avevano la speranza propinqua del soccorso, e nondimeno, credendo a Mottino, ornamento e splendore degli elvezi, assaltatigli valorosamente a' loro alloggiamenti, andati a urtare le loro artiglierie, gli roppono, ammazzati tanti fanti tedeschi che nella uccisione loro straccorono l'armi e le braccia: e voi credete che ora ardischino di aspettare quarantamila svizzeri, esercito sí valoroso e sí potente che sarebbe bastante a combattere alla campagna con tutto il resto del mondo unito insieme? Fuggiranno, credetemi, alla sola fama della venuta nostra; non avendo avuto ardire di accostarsi a Milano per confidenza della loro virtú ma solo per la speranza delle vostre divisioni. Non gli sosterrà la persona o la presenza del re, perché, per timore di non mettere in pericolo o la vita o lo stato, sarà il primo a cercare di salvare sé e dare esempio agli altri di fare il medesimo. Se con questo esercito, cioè con le forze di tutta Elvezia, non ardirete di assaltargli, con quali forze vi rimarrà egli speranza di potere resistere loro? A che fine siamo noi scesi in Lombardia, a che fine venuti a Milano, se volevamo avere paura dello scontro degli inimici? Dove sarebbeno le magnifiche parole, le feroci minaccie usate tutto questo anno? quando ci vantavamo di volere di nuovo scendere in Borgogna, quando ci rallegravamo dello accordo del re di Inghilterra, della inclinazione del pontefice a collegarsi col re di Francia, riputando a gloria nostra quanti piú fussino uniti contro allo stato di Milano?


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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