I francesi contro il castello di Milano. Accordi fra il re di Francia e Massimiliano Sforza. Massimiliano Sforza in Francia.
Avuta la nuova della vittoria de' franzesi, il viceré, soprastato pochi dí nel medesimo alloggiamento piú per necessità che per volontà, potendo difficilmente per carestia di danari muovere l'esercito, ricevutane finalmente certa quantità, e in prestanza da Lorenzo de' Medici seimila ducati, si ritirò a Pontenuro, con intenzione di andarsene nel reame di Napoli. Perché, se bene il pontefice, inteso i casi successi, aveva nel principio rappresentato agli uomini la costanza del suo antecessore, confortando gli oratori de' confederati a volere mostrare il volto alla fortuna e sforzarsi di tenere in buona disposizione i svizzeri e, variando loro, che in luogo suo si conducessino fanti tedeschi, nondimeno, parendogli le provisioni non potere essere se non tarde a' pericoli suoi e che il primo percosso aveva a essere egli, perché, quando bene la riverenza della Chiesa facesse che il re si astenesse da molestare lo stato ecclesiastico, non credeva bastasse a farlo ritenere da assaltare Parma e Piacenza, come membri attenenti al ducato di Milano, e da molestare lo stato di Firenze, nel quale cessava ogni rispetto, ed era offesa sí stimata dal pontefice quanto se offendesse lo stato della Chiesa. Né era vano il suo timore, perché già il re aveva fatto ordinare il ponte in sul Po presso a Pavia per mandare a pigliare Parma e Piacenza; e prese quelle città, quando il pontefice stesse renitente all'amicizia sua, mandare per la via di Pontriemoli a fare pruova di cacciare i Medici dello stato di Firenze.
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