Le quali cose, benché, secondo il giudicio di molti, non bastassino a fargli ottenere il castello se non con molta lunghezza e difficoltà, e già s'avesse certa notizia i svizzeri prepararsi, secondo la determinazione fatta nella dieta di Zurich, per soccorrerlo; nondimeno, essendo nata pratica tra Giovanni da Gonzaga condottiere del duca di Milano, che era in castello, e il duca di Borbone parente suo, e dipoi intervenendo nel trattare col duca di Borbone Ieronimo Morone e due capitani de' svizzeri che erano nel castello, si conchiuse, con grande ammirazione di tutti, il quarto dí di ottobre; con imputazione grandissima di Ieronimo Morone, che o per troppa timidità o per poca fede avesse persuaso a questo accordo il duca con la autorità sua, che appresso a lui era grandissima; il quale carico egli scusava con allegare essere nata diffidenza tra i fanti svizzeri e gli italiani. Contenne la concordia: che Massimiliano Sforza consegnasse subito al re di Francia i castelli di Milano e di Cremona; cedessegli tutte le ragioni che aveva in quello stato; ricevesse dal re certa somma di danari per pagare i debiti suoi, e andasse in Francia, dove il re gli desse ciascuno anno pensione di trentamila ducati o operasse che fusse fatto cardinale con pari entrata; perdonasse il re a Galeazzo Visconte e a certi altri gentiluomini del ducato di Milano, che si erano affaticati molto per Massimiliano; desse a' svizzeri che erano nel castello scudi seimila; confermasse a Giovanni da Gonzaga i beni che per donazione del duca aveva nello stato di Milano, e gli desse certa pensione; confermasse similmente al Morone i beni propri e i donati dal duca e gli uffici che aveva, e lo facesse maestro delle richieste della corte di Francia.
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