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      Ma essendo entrati di nuovo in quella città mille fanti tedeschi, l'Alviano, essendosi molti dí innanzi Bergamo arrenduto a' viniziani, si risolveva a andare prima alla espugnazione di Verona perché era manco fortificata, per maggiore comodità delle vettovaglie e perché, presa Verona, Brescia, restando sola e in sito da potere avere difficilmente soccorso di Germania, era facile a pigliare; ma si tardava a dare principio alla impresa, per timore che il viceré e le genti del pontefice che erano in reggiano e modanese non passassino il Po a Ostia per soccorrere Verona. Del quale sospetto poiché per la partita del viceré si restò sicuro, dava impedimento la infermità dell'Alviano; il quale, ammalato a Ghedi in bresciano, minore di sessanta anni, passò ne' primi dí di ottobre, con grandissimo dispiacere de' viniziani, all'altra vita; ma con molto maggiore dispiacere de' suoi soldati, che non si potendo saziare della memoria sua tennono il corpo suo venticinque dí nello esercito, conducendolo, quando si camminava, con grandissima pompa. E volendo condurlo a Vinegia, non comportò Teodoro Triulzio che per potere passare per veronese si dimandasse, come molti ricordavano, salvocondotto a Marcantonio Colonna; dicendo non essere conveniente che chi vivo non aveva mai avuto paura degli inimici, morto facesse segno di temergli. A Vinegia fu, per decreto publico, seppellito con grandissimo onore nella chiesa di Santo Stefano, dove ancora oggi si vede il suo sepolcro; e la orazione funebre fece Andrea Novagiero gentil uomo viniziano, giovane di molta eloquenza.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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