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      Finalmente, mostrandosi ogni dí piú dura e difficile la oppugnazione, perché le mine ordinate da Pietro Navarra non riuscivano alle speranze date da lui, e intendendosi venire di Germania ottomila fanti, i quali i capitani che erano intorno a Brescia non si confidavano di impedire, furno contenti i viniziani, per ricoprire in qualche parte l'ignominia del ritirarsi, convenire con quegli che erano in Brescia, che se infra trenta dí non fussino soccorsi abbandonerebbono la città, uscendone, cosí permettevano i viniziani, con le bandiere spiegate con l'artiglierie e con tutte le cose loro: la quale promessa, tale era la certezza della venuta del soccorso, sapeva ciascuno dovere essere vana, ma alla gente di Brescia non era inutile il liberarsi in questo mezzo dalle molestie. Messono dipoi i viniziani in Bré, castello de' conti di Lodrone, ottomila fanti: ma come questi sentirno i fanti tedeschi, a' quali si era arrenduto il castello di Amfo, venire innanzi, si ritirorno vilmente all'esercito. Né fu maggiore animo ne' capitani: i quali, temendo in un tempo medesimo non essere assaltati da questi e da quegli che erano in Brescia e da Marcantonio co' soldati che erano a Verona, si ritirorno a Ghedi; ove prima, già certi di questo accidente, aveano mandate l'artiglierie maggiori, e quasi tutti i carriaggi. E i tedeschi, entrati in Verona senza contrasto, proveduta che l
      'ebbono di vettovaglie e accresciuto il numero de' difensori, se ne ritornorono in Germania.
     
     
      Lib.12, cap.18
     
      Incontro del pontefice e del re di Francia a Bologna e questioni trattate.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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