Ritorno del re in Francia; suoi accordi con gli svizzeri. Mutamento di governo in Siena.
Aveano in questo mezzo stabilito il pontefice e il re di convenire insieme a Bologna; avendo il re accettato questo luogo, piú che Firenze, per non si allontanare tanto dal ducato di Milano, trattandosi massimamente del continuo per il duca di Savoia la concordia tra i svizzeri e lui; e perché, secondo diceva, sarebbe necessitato, passando in Toscana, menare seco molti soldati; e perché conveniva all'onore suo non entrare con minore pompa in Firenze che già vi fusse entrato il re Carlo, la quale per ordinare si interporrebbe dilazione di qualche dí, la quale al re era grave, e per altri rispetti; e perché tanto piú sarebbe stato necessitato a ritenere tutto l'esercito, del quale, ancora che la spesa fusse gravissima, non aveva insino a quel dí né intendeva, mentre era in Italia, licenziare parte alcuna. Entrò adunque, l'ottavo dí di dicembre, il pontefice in Bologna; e due dí appresso vi entrò il re, il quale erano andati a ricevere a' confini del reggiano due legati apostolici, il cardinale dal Fiesco e quello de' Medici. Entrò senza gente d'arme né con la corte molto piena; e introdotto, secondo l'uso, nel concistorio publico innanzi al pontefice, egli medesimo, parlando in nome suo il gran cancelliere, offerse la ubbidienza la quale prima non aveva prestata. Stettero dipoi tre dí insieme, alloggiati nel palagio medesimo, facendo l'uno verso l'altro segni grandissimi di benivolenza e di amore.
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