Lib.12, cap.19
Morte del re d'Aragona; giudizio dell'autore. Morte del gran capitano. Aspirazione del re di Francia alla conquista del regno di Napoli e sue speranze. Liberazione di Prospero Colonna dalla prigionia.
Rimasono in Italia accese le cose tra Cesare e i viniziani, desiderosi di ricuperare, coll'aiuto del re di Francia, Brescia e Verona: l'altre cose parevano assai quiete. Ma presto cominciorno ad apparire princípi di nuovi movimenti, che si suscitavano per opera del re di Aragona; il quale, temendo al regno di Napoli per la grandezza del re di Francia, trattava con Cesare e col re di Inghilterra che di nuovo si movessino l'armi contro a lui: il che non solamente non era stato difficile persuadere a Cesare, desideroso sempre di cose nuove, e il quale da se stesso difficilmente poteva conservare le terre tolte a viniziani; ma ancora il re di Inghilterra, potendo meno in lui la memoria dell'avere il suocero violatogli le promesse che la emulazione e l'odio presente contro al re di Francia, vi assentiva. Stimolavalo oltre a questo il desiderio che il re di Scozia pupillo fusse governato per uomini o proposti o dependenti da lui. Le quali cose si sarebbono tentate con maggiore consiglio e con maggiori forze se, mentre si trattavano, non fusse succeduta la morte del re d'Aragona; il quale, afflitto da lunga indisposizione, morí del mese di [gennaio], mentre andava colla corte a Sibilia, in Madrigalegio, villa ignobilissima. Re di eccellentissimo consiglio e virtú, e nel quale, se fusse stato costante nelle promesse, non potresti facilmente riprendere cosa alcuna; perché la tenacità dello spendere, della quale era calunniato, dimostrò facilmente falsa la morte sua, conciossiaché avendo regnato [quarantadue] anni non lasciò danari accumulati.
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