Accese la morte del re cattolico l'animo del re di Francia alla impresa di Napoli, alla quale pensava mandare subito il duca di Borbone con ottocento lancie e diecimila fanti; persuadendosi, per essere il regno sollevato per la morte del re e male ordinato alla difesa, né potendo l'arciduca essere a tempo a soccorrerlo, averne facilmente a ottenere la vittoria. Né dubitava che il pontefice, per le speranze avute da lui quando furno insieme a Bologna e per la benivolenza contratta seco nello abboccamento, gli avesse a essere favorevole; né meno per lo interesse proprio, come se gli avesse a essere molesta la troppa grandezza dello arciduca, successore di tanti regni del re cattolico e successore futuro di Cesare. Sperava oltre a questo che l'arciduca, conoscendo potergli molto nuocere l'inimicizia sua nello stabilirsi i regni di Spagna e specialmente quello di Aragona (al quale, se alle ragioni fusse stata congiunta la potenza, arebbono aspirato alcuni maschi della medesima famiglia), sarebbe proceduto moderatamente a opporsegli. Perché se bene, vivente il re morto e Isabella sua moglie, era stato nelle congregazioni di tutto il regno interpretato che le costituzioni antiche di quel reame escludenti dalla successione della corona le femmine non pregiudicavano a' maschi nati di quelle, quando nella linea mascolina non si trovavano fratelli zii o nipoti del re morto o chi gli fusse piú prossimo del nato delle femmine o almeno in grado pari, e che per questo fusse stato dichiarato appartenersi a Carlo arciduca, dopo la morte di Ferdinando, la successione, adducendo in esempio che per la morte di Martino re d'Aragona morto senza figliuoli maschi era stato, per sentenza de' giudici deputati a questo da tutto il regno, preferito Ferdinando avolo di questo Ferdinando, benché congiunto per linea femminina, al conte d'Urgelli e agli altri congiunti a Martino per linea mascolina ma in grado piú remoto di Ferdinando: nondimeno era stata insino ad allora tacita querela ne' popoli che in questa interpretazione e dichiarazione avesse piú potuto la potenza di Ferdinando e di Isabella che la giustizia; non parendo a molti debita interpretazione, che esclude le femmine possa essere ammesso chi nasce di quelle, e che nella sentenza data per Ferdinando vecchio avesse piú potuto il timore dell'armi sue che la ragione.
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