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      Le quali cose essendo note al re, e noto ancora che i popoli della provincia d'Aragona di Valenza e della contea di Catalogna (includendosi tutti questi sotto il regno d'Aragona) arebbeno desiderato un re proprio, sperava che l'arciduca, per non mettere in pericolo tanta successione e tanti stati, non avesse finalmente a essere alieno dal concedergli con qualche condecevole composizione il regno di Napoli. Nel qual tempo, per aiutarsi oltre alle forze co' benefici, volle che Prospero Colonna, il quale consentiva di pagare per la liberazione sua trentacinquemila ducati, fusse liberato pagandone solamente la metà; onde molti credettono che Prospero gli avesse secretamente [promesso] di non prendere arme contro a lui, o forse di essergli favorevole nella guerra napoletana, ma con qualche limitazione o riserbo dell'onore suo.
     
     
      Lib.12, cap.20
     
      Si ravviva la lotta fra tedeschi e franco-veneziani. Discesa di Cesare con nuove milizie in Italia; suoi successi; intimazione ai milanesi. I francesi si restringono in Milano. Arrivo degli svizzeri. Timori di Cesare e sua ritirata dal milanese. Ritorno di svizzeri in patria. Sacco di Lodi e di Sant'Angelo. Condotta ambigua del pontefice durante l'impresa di Cesare. Presa di Brescia.
     
      In questi pensieri costituito il re, e già deliberando di non differire il muovere dell'armi, fu necessitato per nuovi accidenti a volgere l'animo alla difesa propria: perché Cesare, ricevuti, secondo le cose cominciate a trattarsi prima col re d'Aragona, centoventimila ducati, si preparava per assaltare, come aveva convenuto con quel re, il ducato di Milano, soccorse che avesse Verona e Brescia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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