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      Però commosso maravigliosamente dal timore di questo pericolo, levato subito l'esercito, si ritirò verso il fiume dell'Adda: non dubitando alcuno che se tre dí prima si fusse accostato a Milano, il quale tempo dimorò intorno ad Asola, i franzesi molto piú ambigui e incerti della venuta de' svizzeri sarebbono ritornati di là da' monti; anzi non si dubita, che se cosí presto non si partivano, o che i franzesi, non si confidando pienamente de' svizzeri per il rispetto dimostravano a quei che erano con Cesare, arebbono seguitato il primo consiglio, o che i svizzeri medesimi, presa scusa dal comandamento de' suoi superiori che già era espedito, arebbono abbandonato i franzesi.
      Passò Cesare il fiume dell'Adda non lo seguitando i svizzeri; i quali, protestando di partirsi se non erano pagati tra quattro dí, si fermorno a Lodi; dando continuamente Cesare, che si era fermato nel territorio di Bergamo, speranza de' pagamenti, perché diceva aspettare nuovi danari dal re di Inghilterra, e minacciando di ritornare a Milano: cosa che teneva in sospetto grandissimo i franzesi, incerti piú che mai della fede de' svizzeri. Perché, oltre alla tardità usata studiosamente nel venire e l'avere sempre detto non volere combattere contro a' svizzeri dell'esercito inimico, era venuto il comandamento de' cantoni che partissino dagli stipendi de' franzesi; per il quale ne erano già partiti circa duemila e si temeva che gli altri non facessino il medesimo: benché i cantoni, da altra parte, affermavano al re avere occultamente comandato a' suoi fanti il contrario.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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