Finalmente Cesare, il quale, riscossi dalla città di Bergamo sedicimila ducati, era andato sotto speranza di uno trattato verso Crema, ritornato senza fare effetto nel bergamasco, deliberò di andare a Trento. Però, significata a' capitani dell'esercito la sua deliberazione, e affermato muoversi a questo per fare nuovi provedimenti di danari, co' quali e con quegli del re di Inghilterra, che erano in cammino, ritornerebbe subito, gli confortò ad aspettare il suo ritorno: i quali, saccheggiato Lodi ed espugnata senza artiglierie la fortezza e saccheggiata la terra di Santangelo, stretti dal mancamento delle vettovaglie, si erano ridotti nella Ghiaradadda. È fama che Cesare nel medesimo parlamento, perché i cappelletti de' viniziani (sono il medesimo i cappelletti che gli stradiotti), divisi in piú parti e correndo per tutto il paese infestavano dí e notte l'esercito, stracco insieme con gli altri da tante molestie, disse a' suoi che si guardassino da' cappelletti, soggiugnendo (se è vero quel che allora si divulgò) che gli erano sempre, come si diceva di Iddio, in qualunque luogo.
Fu dopo la partita di Cesare qualche speranza che i svizzeri, co' quali a Romano si uní tutto l'esercito, passassino di nuovo il fiume dell'Adda; perché nel campo era venuto il marchese di Brandiborg, e a Bergamo il cardinale sedunense con trentamila ducati mandati dal re di Inghilterra: per il quale timore il duca di Borbone, da cui erano partiti quasi tutti i svizzeri, e i soldati viniziani erano venuti con l'esercito in sulla riva di là dal fiume.
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