Accrebbe il sospetto, che la venuta di Cesare fusse stata con sua partecipazione, l'avere creato legato a lui, come prima intese essere entrato in Italia, Bernardo da Bibbiena cardinale di Santa Maria in Portico, solito sempre a impugnare appresso al pontefice le cose franzesi; e molto piú l'avere permesso che Marcantonio Colonna seguitasse con le sue genti l'esercito di Cesare. Ma la verità fu [che al pontefice fu] molesta, per l'interesse proprio, la venuta di Cesare con tante forze, temendo che vincitore non tentasse di opprimere, secondo l'antica inclinazione, tutta Italia; ma per timore, e perché questo procedere era conforme alla sua natura, occultando i suoi pensieri, si ingegnava farsi odioso il meno che poteva a ciascuna delle parti. Però non ardí rivocare Marcantonio, non ardí mandare gli aiuti debiti al re, creò il legato a Cesare; e da altra parte, essendo già partito Cesare da Milano, operò che il legato, simulando infermità, si fermasse a Rubiera, per speculare innanzi passasse piú oltre dove inclinavano le cose: e dipoi, per mitigare l'animo del re, volle che Lorenzo suo nipote, continuando la simulazione della dependenza cominciata a Milano, gli facesse donare da' fiorentini i danari da pagare per uno mese tremila svizzeri; i quali danari benché il re accettasse, diceva nondimeno, dimostrando di conoscere le arti del pontefice, che, poiché sempre gli era contrario nella guerra né la confederazione fatta seco gli aveva giovato ne' tempi del pericolo, voleva di nuovo farne un'altra che non l'obligasse se non nella pace e ne' tempi sicuri.
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