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      Dissoluto l'esercito di Cesare, i viniziani, non aspettati i franzesi, si accostorno all'improviso una notte a Brescia con le scale, confidandosi nel piccolo numero de' difensori, perché non vi erano rimasti piú che secento fanti spagnuoli e quattrocento cavalli; ma non essendo le scale lunghe a bastanza, e resistendo valorosamente quegli di dentro, non l'ottennono. Sopravenne poi l'esercito franzese sotto Odetto di Fois, eletto nuovamente successore al duca di Borbone, partito spontaneamente dal governo di Milano. Assaltorno questi eserciti Brescia con l'artiglierie da quattro parti, acciò che gli assediati non potessino resistere in tanti luoghi: i quali si sostentorno mentre ebbono speranza che settemila fanti del contado di Tiruolo, venuti per comandamento di Cesare alla montagna, passassino piú innanzi; ma come questo non succedette, per l'opposizione fatta da' viniziani alla rocca d'Anfo e ad altri passi, essi non volendo aspettare la battaglia che, essendo già in terra spazio grande di muraglia, si doveva dare il dí seguente, convennono i soldati di uscire della terra e della fortezza, con le cose loro solamente, se infra un dí non erano soccorsi.
     
     
      Lib.12, cap.21
     
      Monitorio del pontefice contro il duca di Urbino. Occupazione del ducato da parte di Lorenzo de' Medici; resa delle fortezze. Investitura di Lorenzo. Ragioni di sospetti e di malcontento del re di Francia riguardo al pontefice.
     
      In questi tempi medesimi il pontefice, preparandosi di spogliare con l'armi del ducato di Urbino Francesco Maria della Rovere, cominciò a procedere con le censure contro a lui, publicato un munitorio nel quale si narrava che, essendo soldato della Chiesa, denegandogli le genti per le quali avea ricevuto lo stipendio, si era convenuto secretamente cogli inimici: l'omicidio antico del cardinale di Pavia, del quale era stato assoluto per grazia non per giustizia; altri omicidi commessi da lui; l'avere mandato, nel maggiore fervore della guerra tra 'l pontefice Giulio (del quale era nipote, suddito e capitano) [e il re di Francia], Baldassarre da Castiglione per condursi a' soldi del re; l'avere nel tempo medesimo negato il passo ad alcune genti che andavano a unirsi coll'esercito della Chiesa, e perseguitati, nello stato quale possedeva come feudatario della sedia apostolica, i soldati della medesima sedia fuggiti del fatto d'arme di Ravenna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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