Ma la cagione piú vera era che aspettava quel che succedesse delle cose che si trattavano tra 'l suo re e il re cattolico. Perché il re di Francia, conoscendo quanto a quell'altro re fusse necessaria la sua amicizia per rimuoversi le difficoltà del passare in Ispagna e dello stabilimento di quegli regni, non contento a quel che prima si era concordato a Parigi, cercava di imporgli piú dure condizioni, e di pacificarsi per mezzo suo con Cesare, il che non si poteva fare senza la restituzione di Verona a' viniziani; e il re di Spagna per consiglio di [monsignore] di Ceures con l'autorità del quale, essendo nell'età di quindici anni, totalmente si reggeva, non recusava di accomodare a' tempi e alle necessità le sue deliberazioni. Però erano congregati a Noion, per la parte del re di Francia, il vescovo di Parigi il gran maestro della sua casa e il presidente del parlamento di Parigi, e per la parte del re cattolico il medesimo di Ceures e il gran cancelliere di Cesare.
L'esito delle quali cose mentre che Lautrech aspetta, si esercitavano continuamente, come è il costume della milizia del nostro secolo, le armi contro agli infelici paesani: perché e Lautrech, gittato il ponte alla villa di Monzambaino, attendeva a tagliare le biade del contado di Verona e a fare correre per tutto i cavalli leggieri, e avendo mandato una parte delle genti ad alloggiare nel mantovano, distruggeva con gravissimi danni quel paese, dalla quale molestia per liberarsi il marchese di Mantova fu contento di pagargli dodicimila scudi; e i soldati di Verona, correndo ogni dí nel vicentino e nel padovano, saccheggiorono la misera città di Vicenza.
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