Ridotte le genti a Villafranca, dove consumavano il veronese e il mantovano, furno necessitati i viniziani, (acciocché i soldati franzesi, i quali il comandamento del re non bastava a ritenere, non se ne andassino alle stanze) a provedere che la città di Brescia donasse loro tutta la vettovaglia necessaria: spesa, ciascuno dí, di piú di mille scudi.
Finalmente le cose cominciorono a riguardare manifestamente alla pace, perché si intese che Cesare, con tutto che prima avesse instantemente procurato col nipote che non convenisse col re di Francia, anteposta ultimatamente la cupidità de' danari all'odio naturale contro al nome franzese e agli antichi pensieri di dominare Italia, aveva accettata e ratificata la pace; e deliberato di restituire, secondo la forma di quelle convenzioni, Verona. Donde seguitò un'altra cosa in beneficio del re di Francia: che tutti i cantoni de' svizzeri, vedendo deporsi l'armi tra Cesare e lui, si inclinorno a convenire seco, come prima avevano fatto i grigioni; adoperandosi molto in questa cosa Galeazzo Visconte, il quale, essendo esule e in contumacia del re, ottenne da lui per questo la restituzione alla patria e in progresso di tempo molte grazie e onori. La convenzione fu: che il re pagasse a' svizzeri, in termine di tre mesi, trecento cinquantamila ducati, e dipoi in perpetuo annua pensione: fussino obligati i svizzeri concedere, per publico decreto, agli stipendi suoi, qualunque volta gli ricercasse, certo numero di fanti; ma in questo procederono diversamente, perché gli otto cantoni si obligorono a concedergli eziandio quando facesse impresa per offendere gli stati di altri, i cinque cantoni non altrimenti che per difesa degli stati propri: fusse in potestà de' svizzeri di restituire al re di Francia le rocche di Lugano e di Lucerna, passi forti e importanti alla sicurtà del ducato di Milano; ed eleggendo il restituirle, dovesse il re pagare loro trecentomila ducati.
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