Le quali rocche, subito fatta la convenzione, gittorono in terra.
Queste cose si feciono in Italia l'anno mille cinquecento sedici. Ma ne' primi dí dell'anno seguente, il vescovo di Trento venuto a Verona offerse a Lautrech, col quale parlò tra Villafranca e Verona, di consegnare al re di Francia, infra il termine di sei mesi statuito nella capitolazione, quella città, la quale diceva tenere in nome del re di Spagna: ma rimanendo la differenza se il termine cominciava dal dí della ratificazione di Cesare o dal dí si era riconosciuto Verona tenersi per il re cattolico, si disputò sopra questo alquanti dí; ma il dimandare i fanti di Verona tumultuosamente [denari] costrinse il vescovo di Trento ad accelerare. Però, pigliando il principio del dí che Cesare gli avea fatto il mandato, convenne consegnare Verona il quintodecimo dí di gennaio: nel qual dí, ricevuti da viniziani i primi cinquantamila ducati, e quindicimila che secondo la convenzione doveano pagare a' fanti di Verona, e da Lautrech promessa di fare condurre a Trento l'artiglierie che erano in Verona, consegnò a Lautrech quella città, riceventela in nome del re di Francia; e Lautrech, immediate, in nome del medesimo re, la consegnò al senato veneto, e per lui a Andrea Gritti proveditore; rallegrandosi sommamente la nobiltà e il popolo viniziano che di guerra sí lunga e sí pericolosa avessino, benché dopo infinite spese e travagli, avuto felice fine. Perché, secondo che affermano alcuni scrittori delle cose loro, spesono in tutta la guerra fatta dopo la lega di Cambrai cinque milioni di ducati; de' quali ne estrassono, della vendita degli offici, cinquecentomila.
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