Rimanevano in potestà di Lorenzo Pesero, Sinigaglia, Gradara e Mondaino, terre separate dal ducato.
Ricuperato Urbino, voltò Francesco Maria l'animo a insignorirsi di qualche luogo posto in sulla marina; e perché in Pesero e in Sinigaglia erano entrati molti soldati, fatta dimostrazione di andare a Pesero, si mosse verso Fano, piú facile per l'ordinario a espugnare, e della quale città, non essendo mai stata dominata da lui, meno si temeva: ma Renzo da Ceri che era a Pesero, avuta notizia de' suoi pensieri, vi mandò subito Troilo Savello con cento uomini d'arme e con seicento fanti. Accostoronsi gli inimici con cinque pezzi di artiglieria non molto grossa, li quali aveano trovati in Urbino; e avendo anche carestia di polvere non gittorno in terra piú che circa venti braccia di muro, né queste senza difficoltà; pure dettono la battaglia, nella quale perderono circa cento cinquanta uomini. Non spaventati da questo, assaltorno di nuovo il dí seguente, e con tanto valore che l'apertura della muraglia fu quasi abbandonata; ed entravano senza dubbio se non fusse stata la virtú di Fabiano da Gallese luogotenente di Troilo, il quale rimasto alla muraglia con pochi uomini d'arme, facendo maravigliosa difesa, gli sostenne. Arebbono il dí seguente data un'altra battaglia, ma inteso che la notte vi erano entrati per mare da Pesero cinquecento fanti, si levorno e andorno ad alloggiare al castello di Monte Baroccio posto in su uno monte molto alto e di sito munitissimo, donde è facile la scesa verso Fossombrone e Urbino, difficile e asprissima verso Pesero; nel qual luogo stando, poi che non avevano per allora alcuna opportuna occasione, guardavano il ducato di Urbino che rimaneva loro alle spalle.
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