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      Preso San Gostanzo, andò il dí medesimo il campo a Mondolfo distante due miglia, castello piú forte e migliore del Vicariato, situato in su una collina in luogo eminente, cinto da fossi e di muraglia da non disprezzare, alla quale il sito del luogo fa terrapieno, e dove erano a guardia dugento fanti spagnuoli. Piantoronsi la notte medesima l'artiglierie dalla parte di verso mezzodí, ma o per negligenza o per inconsiderazione di Renzo da Ceri, il quale ebbe questa cura, furono piantate in luogo scoperto e senza ripari; in modo che, innanzi che il sole fusse stato una ora sopra la terra, furono dall'artiglierie di dentro ammazzati otto bombardieri e molti guastatori, e ferito Antonio Santa Croce capitano della artiglieria. Per il che commosso molto di animo Lorenzo, ancora che sconfortato da tutti i capitani, che quello che poteva commettere ad altri non volesse eseguire da se stesso con tanto pericolo, andò in persona a fare fare i ripari; dove essendosi affaticato insino a mezzodí, avendo proveduto opportunamente, si tirò indietro per andare a riposarsi sotto certi alberi, parendogli essere coperto dalla sommità del monte: ma nello andare, mancando l'altezza del colle, scoperse la rocca per fianco situata dalla parte di ponente, né prima l'ebbe scoperta che vidde dare fuoco a uno archibuso; il colpo del quale per schifare gittandosi in terra bocconi, innanzi che arrivasse a terra, il colpo, che altrimenti gli arebbe dato nel corpo, gli percosse nella sommità del capo, toccando l'osso e riuscendo lungo la cotenna verso la nuca.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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