Perché il dí seguente che e' fu arrivato allo esercito, essendo nata a caso una quistione tra uno fante italiano e uno tedesco, e correndovi i piú vicini e ciascuno chiamando il nome della sua nazione, si ampliò il tumulto per tutto il campo, in modo che, non si sapendo che origine avesse o che cagione, tutti i fanti per armarsi si ritiravano tumultuosamente agli alloggiamenti de' suoi; ma quegli che nel ritirarsi si riscontravano in fanti di altre lingue erano molte volte ammazzati da loro: e, quel che fu cagione di maggiore disordine, essendo i fanti italiani andati in ordinanza verso il luogo nel quale era cominciata la quistione, furono da' fanti guasconi saccheggiati gli alloggiamenti loro. Concorsono i capitani principali dello esercito, i quali allora erano nel consiglio, per porre rimedio a tanto disordine; ma vedendo il tumulto grande e pericoloso, ciascuno abbandonando i pensieri delle cose comuni per lo interesse particolare si ritirò a' suoi alloggiamenti; e messe subito in ordine le loro genti d'arme, non pensando se non a salvare quelle, si discostorono con esse dal campo circa uno miglio. Solo il legato Bibbiena, con la costanza e prontezza che apparteneva all'officio e all'onore suo, non abbandonò la causa comune, riducendosi molte volte, per il furore della moltitudine concitata, in pericolo non piccolo della vita; per opera del quale, non senza molte difficoltà e interponendosene molti de' capitani de' fanti, cessò finalmente il tumulto; nel quale erano stati, in diversi luoghi del campo, morti piú di cento fanti tedeschi, piú di venti italiani e qualche fante spagnuolo.
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Bibbiena
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