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      Venuto quivi, subito i suoi spagnuoli gridorno agli altri che se volevano salvarsi gli seguitassino, alla quale voce la maggiore parte, messosi ciascuno in sul capo uno ramuscello di fronde verdi come aveano loro, gli seguitò: soli i capitani con circa ottocento fanti si ritirorono a Pesero. Cosí uniti andorono agli alloggiamenti de' tedeschi, i quali non facevano da quella parte custodia alcuna, per la sicurtà che dava loro la vicinità de' fanti spagnuoli; trovatigli cosí incauti n'ammazzorno e ferirno piú di secento, gli altri fuggendo negli alloggiamenti de' corsi si discostorono insieme verso Pesero: i guasconi, sentito il tumulto, messisi in ordinanza, non volleno mai muoversi del luogo loro. Uccisi i tedeschi e tirata a sé la maggiore parte de' fanti spagnuoli, Francesco Maria fermò l'esercito tra Urbino e Pesero; pieno di speranza che con lui s'avessino a unire i guasconi e quegli fanti tedeschi i quali, levati nel tempo medesimo del campo di Lautrech, erano sempre andati, alloggiati e proceduti insieme.
      Era tra' guasconi Ambra, emulo del capitano Carbone; il quale, giovane di sangue piú nobile e parente di Lautrech, aveva appresso a loro autorità maggiore. Costui aveva trattato occultamente, molti giorni, di passare con quei fanti a Francesco Maria; e gli dava occasione che, non contenti di avere accresciuti immoderatamente gli stipendi, dimandavano di nuovo insolentemente condizioni molto maggiori: alle quali repugnando i ministri del pontefice, si interponevano per concordargli Carbone e il capitano delle lancie franzesi, venuto da Rimini a Pesero per questa cagione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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