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      Della sua non fare menzione né lamentarsi, perché, travagliato da tanti casi e stato perseguitato senza sua colpa sí acerbamente dalla fortuna, essere qualche volta manco desideroso della vita che della morte; ma non patire le obligazioni che aveva con loro, non l'amore smisurato che meritamente gli portava che non facesse loro palese che il colonnello Maldonato (quello in cui doveva essere maggiore cura della salute e gloria di tutti), il capitano Suares (quello che per ordire tanta tristizia, simulando di essere infermato, si era fatto in Romagna pigliare dagli inimici), e due altri capitani, avevano con scelerati consigli promesso tradirgli a Lorenzo de' Medici: i quali consigli erano stati interrotti dalla vigilanza sua, per la quale rendendosi sicuro, non avere prima voluto manifestare tanto peccato; ma non gli parendo di tenere piú sottoposto sé e tutti gli altri a sí grave pericolo, avere aperto loro quello che molto innanzi era stato saputo da lui. Apparire queste cose per lettere autentiche trovate nelle scritture che furono intercette di Lorenzo, apparire per molti indizi e congetture; le quali tutte volere proporre loro, acciò che fussino giudici di tanto delitto, e udito le cose proposte, quello che in defensione loro dicessino questi accusati, potessino risolversi a quella deliberazione che paresse loro piú conforme alla giustizia, e alla gloria e utilità dello esercito. Finito che ebbe di parlare fece leggere le lettere ed esporre gli indizi. Le quali cose udite da tutti con grandissima attenzione, non fu dubbio che per giudicio comune non fussino, senza udirgli altrimenti, Maldonato, Suares e gli altri due capitani, condannati alla morte; la quale subito, fattigli passare in mezzo delle file delle picche, fu messa a esecuzione: e purgato, secondo dicevano, con questo supplizio tutta la malignità che era nell'esercito, seguitorono il cammino verso Perugia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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