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      Fu la battaglia grande tralle sue genti e i fanti alloggiati ne' borghi, nella quale fu ammazzato Gaspari, capitano della guardia del papa che gli aveva condotti; ma fu maggiore il danno degli inimici: ammazzati Balastichino e Vinea capitani spagnuoli, ferito Federico da Bozzole e Francesco Maria di uno scoppietto nella corazza. Voltò dipoi l'esercito verso Toscana, menato piú dalla necessità che dalla speranza, perché nello stato tanto consumato non si poteva sí grande esercito sostentare. In Toscana dimorato qualche dí, tralla Pieve di Santo Stefano, il Borgo a Sansepolcro e Anghiari, terre de' fiorentini, e occupato Montedoglio, luogo debole e poco importante, dette una lunghissima battaglia ad Anghiari, terra piú forte per la fede e virtú degli uomini che per la fortezza della muraglia o per altra munizione; la quale non avendo ottenuta, si ridusse sotto l'Apennino, tra il Borgo e Città di Castello, dove fatti venire quattro pezzi d'artiglieria da Mercatello, alloggiò meno di un mezzo miglio presso al Borgo, in sulla strada per la quale si va a Urbino, incerto di quel che avesse a fare: perché, essendo gli inimici passati dietro a lui in Toscana, [erano] entrati nel Borgo molti de' soldati italiani, in Città di Castello si era fermato Vitello con un'altra parte, in Anghiari, nella Pieve a Santo Stefano e nelle altre terre convicine erano entrati i fanti tedeschi i corsi i grigioni e i svizzeri. Venne similmente, benché piú tardi, Lorenzo de' Medici da Firenze al Borgo; ove stette intorno Francesco Maria oziosamente molti dí: ne' quali luoghi cominciando ad avere incomodità grande di vettovaglie, né si vedendo presente speranza alcuna di potere fare effetto buono, anzi diventato l'esercito suo (il quale era necessario si sostentasse di prede e di rapine) non manco formidabile agli amici che agli inimici, cominciava egli medesimo a non conoscere fine lieto alle cose sue; e i fanti che l'avevano seguitato, non avendo pagamento, non speranza di potere piú molto predare per non avere artiglierie e munizioni di qualità da sforzare le terre, sopportando carestia di vettovaglie, vedendo gli inimici accresciuti di forze e di riputazione, poiché si era scoperto loro tanto favore de' príncipi, cominciavano a infastidirsi della lunghezza della guerra, non sperando piú poterne avere, né col combattere presto né con la lunghezza del tempo, felice successo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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