La sostanza delle quali cose mentre che piú prolissamente si riduce nella scrittura, voleva Francesco Maria vi si inserissino certe parole per le quali si inferiva, gli spagnuoli essere quegli che promettevano lasciare al pontefice lo stato di Urbino; la qual cosa essi ricusando, come contraria all'onore loro, vennono insieme a contenzione; onde Francesco Maria, insospettito che non lo vendessino al pontefice, se ne andò all'improviso nel pivieri di Sestina, con parte de' cavalli leggieri co' fanti italiani guasconi e tedeschi e con quattro pezzi di artiglieria. Gli spagnuoli, data perfezione alla concordia e ricevuti i danari promessi andorno nel regno di Napoli, essendo quando partirno poco piú o meno di secento cavalli e quattromila fanti; feciono il medesimo gli altri fanti, ricevuto il premio della loro perfidia; agli italiani soli non fu né data né promessa cosa alcuna. Perciò e Francesco Maria, della salute del quale parve che lo Scudo tenesse cura particolare, poiché si vedde abbandonato da tutti, aderendo alla concordia trattata prima, se ne andò per la Romagna e per il bolognese a Mantova, accompagnato da Federico da Bozzole e cento cavalli e secento fanti.
In questa maniera si terminò la guerra dello stato di Urbino, continuata otto mesi, con gravissima spesa e ignominia de' vincitori. Perché dalla parte del pontefice furono spesi ottocentomila ducati, la maggiore parte de' quali, per la potenza che aveva in quella città, furno pagati dalla republica fiorentina; e i capitani appresso a' quali era la somma delle cose furono da tutti imputati di grandissima viltà, governo molto disordinato, e da alcuni di maligna intenzione: perché nel principio della guerra, essendo molto potenti le forze di Lorenzo e deboli quelle degli inimici, non seppeno mai, né con aperto valore né con industria o providenza, usare occasione alcuna.
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