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      Ricordarsi Cesare il medesimo re averlo sempre confortato ad acquistare a Ferdinando stati nuovi ma a lasciare la degnità imperiale a Carlo; ed essersi veduto che per fare maggiore la grandezza del successore aveva, forse con consiglio dannato da molti e per avventura ingiusto ma non mosso da altra cagione che da questo, spogliato del regno d'Aragona il casato suo proprio tanto nobile e tanto illustre, e consentito, contro al desiderio comune della maggiore parte degli uomini, che il nome della casa sua si spegnesse e si annichilasse.
      A questa instanza di Cesare si opponeva con ogni arte e industria il re di Francia, essendogli molestissimo che a tanti regni e stati del re di Spagna si aggiugnesse ancora l'autorità imperiale, che ripigliando vigore da tanta potenza diventerebbe formidabile a ciascuno: però cercando di disturbarla occultamente appresso agli elettori, faceva instanza col pontefice che non consentisse di mandare, con esempio nuovo, a Cesare la corona; e a' viniziani aveva mandato imbasciadori perché si unissino seco a fare opposizione: ammonendo e il pontefice e loro del pericolo porterebbono di tanta grandezza. Nondimeno, e già gli elettori erano in grande parte tirati nella sentenza di Cesare, e già quasi assicurati de' danari che per questa elezione si promettevano loro dal re di Spagna, il quale avea mandato per questo dugentomila ducati nella Alamagna, non potendo anche con onestà, né forse senza pericolo di scandolo, avuto rispetto agli esempli passati, denegare questa petizione; né si credeva che il pontefice, ancora che gli fusse molestissimo, recusasse di concedere che per mano di legati apostolici Cesare ricevesse in Germania in suo nome la corona dello imperio, con ciò sia che lo andare a incoronarsi a Roma, se bene con maggiore autorità della sedia apostolica, fusse per ogn'altro rispetto piú presto cerimonia che sostanzialità.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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