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      Stimava facile ottenere la perfezione di quello che era già stato trattato collo avolo, essendo già convenuto de' premi e de' donativi con ciascuno degli elettori. Da altra parte non era minore né la cupidità né la speranza del re di Francia, fondata principalmente in sulla credenza dello acquistare con grandissima somma di danari i voti degli elettori; de' quali alcuni, congiunti seco per antica amicizia e intrattenimento, mostrandogli la facilità della cosa, lo incitavano a farne impresa: la quale speranza (come sono pronti gli uomini a persuadersi quello che desiderano) nutriva con ragioni piú presto apparenti che vere. Perché sapeva che ordinariamente a' príncipi di Germania era molesto che gl'imperadori fussino molto potenti, per il sospetto che non volessino in tutto o in qualche parte riconoscere le giurisdizioni e autorità imperiali occupate da molti; e però si persuadeva che in modo alcuno non fussino per consentire alla elezione del re di Spagna, sottomettendosi da se medesimi a uno imperadore piú potente che dalla memoria degli antichi in qua fusse stato imperadore alcuno, cosa che non pareva al tutto simile in lui, perché non avendo stati né aderenze antiche in Germania non potevano avere tanto sospetta la sua grandezza: per la quale ragione, comune similmente alle terre franche, stimava non solo contrapesarsi ma opprimersi il rispetto della gloria della nazione, come sogliono comunemente potere piú negli uomini senza comparazione gli stimoli dello interesse proprio che il rispetto del beneficio comune.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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