Promettevasi eziandio il re molto di un'altra parte degli elettori, e sperava, in caso che i voti fussino pari, nel voto del re di Boemia; per il voto del quale, discordando i sei elettori (che tre ne sono prelati, tre príncipi) si decide la controversia: però mandò allo ammiraglio, il quale era andato prima per queste cose in Germania, quantità grandissima di danari per dare agli elettori. E intendendo che molte delle terre franche insieme col duca di Vertimbergh, minacciando chi volesse trasferire lo imperio in forestieri, congregavano molte genti, faceva provisione di altri danari per opporsi con le armi a chi volesse impedire che gli elettori non lo eleggessino. Ma era grande la inclinazione de' popoli di Germania perché la degnità imperiale non si rimovesse di quella nazione, anzi, insino a' svizzeri, mossi dallo amore della patria comune germanica, avevano supplicato il pontefice che non favorisse a questa elezione alcuno che non fusse di lingua tedesca. Il quale, perseverando nondimeno nel favorire il re di Francia, aveva, sotto pretesto della bolla delle tregue quinquennali, publicata l'anno precedente, ammonito per brevi il duca di Vertimbergh e molte delle terre franche che desistessino dall'armi; sperando pure che, dimostrandosi cosí ardente per lui, il re avesse a udire con maggiore fede i consigli suoi, co' quali alla fine si sforzò di persuadergli che, deposta la speranza d'avere a essere eletto lui, procurasse con quella instanza medesima la elezione di qualunque altro de' príncipi di Germania: consiglio dato senza alcuno frutto, perché l'ammiraglio e Ruberto Orsino, ingannati dalle promesse di quegli che per trarre danari di mano de' franzesi davano certissime intenzioni, e occupati dalla passione, l'uno per essere di ingegno franzese e ministro del re, l'altro di natura leggiero e desideroso di acquistare la grazia sua, lo confermavano con avvisi vani, ogni dí piú, nella speranza di ottenere.
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