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      Da questo inferirsi che di niuno valore era stata la seconda investitura fatta al medesimo re Luigi per sé, per la medesima Claudia e per Anguelem, in pregiudicio di Carlo pupillo, e costituito sotto la tutela di Massimiliano. Nella quale non potendo fare fondamento alcuno il re presente, meno poteva allegare appartenersigli quel ducato per nuove ragioni: perché da Cesare non aveva mai né ottenuta né dimandata la investitura; ed essere manifesto non gli potere giovare la cessione fatta da Massimiliano Sforza quando gli dette il castello di Milano, perché il feudo alienato di propria autorità ricade incontinente al signore soprano, e perché Massimiliano, benché ammesso di consentimento di Cesare, morto in quello stato non n'avendo mai ricevuta la investitura, non poteva trasferire in altri quelle ragioni che a sé non appartenevano.
     
      Lib.14, cap.2
     
      Progetti e tentativi contro Genova e contro il ducato di Milano da parte degli spagnuoli, del pontefice, dello Sforza e dei fuorusciti. Le milizie francesi sotto Reggio; incidenti coi fuorusciti raccolti a Reggio: abboccamento dello Scudo col Guicciardini. Scoppio di polvere e rovina di mura del castello di Milano.
     
      Fatta adunque, ma occultissimamente, la confederazione tra il pontefice e Cesare contro al re di Francia, fu consiglio comune procedere, innanzi che manifestamente si movessino l'armi, o con insidie o con assalto improviso, in un tempo medesimo, per mezzo de' fuorusciti, contro al ducato di Milano e contro a Genova. Deliberossi adunque che le galee di Cesare, che erano a Napoli, e quelle del pontefice si presentassino all'improviso nel porto di Genova, armate di duemila fanti spagnuoli, e conducendo seco Ieronimo Adorno; per l'autorità e séguito del quale, movendosi similmente nel tempo medesimo, per opera sua, gli uomini delle riviere partigiani degli Adorni, speravano che quella città tumultuasse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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