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      E in Lombardia, essendo quel che si trattava, e il dovere venire Ieronimo Morone a Reggio, in bocca di molti fuorusciti, Federico da Bozzole, pervenutogli all'orecchie, andò a Milano a notificarlo allo Scudo, il quale teneva a Milano il luogo del fratello che poco innanzi era andato in Francia; il quale, raccolte le genti d'arme alloggiate in vari luoghi e dato ordine a Federico che dalle sue castella menasse mille fanti, andò subito con quattrocento lancie a Parma, certificandosi mentre andava, a ogn'ora piú, della verità di quel che Federico gli avea riferito; perché i fuorusciti, non seguitando l'ordine dato dello adunarsi secretamente, erano palesemente andati a Reggio, facendo in tutti i luoghi circostanti richieste d'uomini e dimostrazioni manifeste d'avere senza indugio a tentare cose nuove: nel quale modo di procedere continuò Ieronimo Morone venuto dopo loro, mosso per avventura perché quanto piú scopertamente si procedeva tanto piú si genererebbe inimicizia tra il pontefice e il re.
      Appariva già manifestamente a tutti la vanità di queste macchinazioni; e nondimeno lo Scudo, giunto a Parma, deliberò la mattina seguente, dí solenne per la natività di san Giovanni Batista, appresentarsi alle porte di Reggio; sperando potere avere occasione di prendere tutti o parte de' fuorusciti, o mentre che essi sentendo la sua venuta fuggissino della terra o perché, non vi essendo soldati forestieri, il governatore, uomo di professione aliena dalla guerra, e gli altri, spaventati, gliene dessino, o forse nella trepidazione della città sperando avere qualche occasione di entrarvi dentro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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