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      Ma accadde che, il dí precedente a quello che si doveva muovere lo esercito, alcuni cavalli de' franzesi, passato il Po, corsono insino a Busseto, donde la fama portò avere passato il Po tutto l'esercito franzese; la qual cosa perché interrompeva la deliberazione già fatta, si ritardò la partita delle genti insino a tanto se ne avesse la verità: la quale a investigare fu mandato Giovanni de' Medici, capitano de' cavalli leggieri del pontefice, con quattrocento cavalli. Ma quel che principalmente turbò questa deliberazione fu l'ambizione tra Prospero e il marchese di Pescara, eziandio innanzi a questo tempo poco concordi; perché il marchese, tirato ad alti pensieri, detraeva volentieri con le parole e co' fatti alla grandezza di Prospero. Ma in questo caso, aspirando ciascuno di loro alla gloria propria, Prospero proponeva volere menare la prima parte dello esercito, e il marchese da altra parte allegava non essere conveniente che senza sé andassino a espedizione alcuna i fanti spagnuoli de' quali era capitano generale. Per la quale emulazione tra' capitani, dannosa come spesso accade alle cose de' príncipi, ancora che si fusse, non molte ore poi, avuta notizia quella parte de' franzesi essere ritornata di là dal Po e che Lautrech non si moveva, non si seguitò la prima deliberazione; anzi, per la varietà de' pareri e per la tardità naturale di Prospero, procedevano le cose in maggiore lunghezza se il commissario apostolico non gli avesse con efficaci parole stimolati, dimostrando quanto fusse, e giustamente, molestissimo al pontefice il procedere sí lentamente, né potersi piú con alcuna scusa difendere appresso a lui tante dilazioni sostenute insino a quel dí, con l'espettazione della venuta prima degli spagnuoli poi de' tedeschi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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