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      glieria che era nello esercito due cannoni i quali venivano da Mantova, si facesse un'altra batteria, ove il muro, distesosi per linea retta per lungo spazio, dalla parte destra della porta, volgendosi, fa angolo; al quale cantone, gittandosi in terra il muro, si potevano percuotere per fianco quegli che difendessino dal lato di dentro. Cosí, dalla parte dalla quale era stato battuto, si cominciò a lavorare una trincea e pochi dí poi un'altra, per gittare con le mine in terra il muro: ma andavano adagio le opere, sí perché, per avere avuto Prospero pensieri diversi, non erano ancora in campo tutte le provisioni necessarie a questi lavori, sí perché il terreno dove si cavava riusciva difficile e duro.
      Alle quali opere mentre che si attende con intenzione di non assaltare la terra innanzi che l'opere fussino finite, Lautrech, il quale era tardato tanto a muoversi per la tardità delle genti che venivano all'esercito, avendone già insieme la maggiore parte, venne cinque miglia piú innanzi, pure lungo il fiume, avendo seco cinquecento lancie, circa settemila svizzeri, quattromila fanti che il dí medesimo avea condotto monsignore di San Valerio di Francia e, sotto Teodoro da Triulzi governatore de' viniziani e Andrea Gritti proveditore, quattrocento uomini d'arme e quattromila fanti; e seguitavano questo esercito il duca di Urbino e Marcantonio Colonna, questo come soldato del re ma senza titolo e senza compagnia, l'altro dietro alle speranze comuni de' fuorusciti. Aspettava ancora seimila svizzeri concedutigli da' cantoni, che erano in cammino, ma secondo l'uso loro procedevano lentamente e con molte difficoltà; i quali come fussino uniti seco non arebbe, per soccorrere Parma, ricusato di tentare la fortuna della battaglia: però, sollecitandogli e aspettandogli, soggiornava per il cammino, non si discostando dalle ripe del Po. Ma dubitando che in questo mezzo il fratello non convenisse con gli inimici, avea mandato a scusare la tardità, proceduta per aspettare maggiore numero di svizzeri, i quali erano già propinqui, e perché quegli che erano seco aveano fatto difficoltà di passare il Po; nondimeno, che al piú lungo il quinto dí di settembre verrebbe in luogo vicino a Parma, e ne farebbe segno con piú tiri di artiglieria; e il dí seguente si accosterebbe piú presso agli inimici per combattergli, mandando qualche cavallo a scaramucciare, acciò che anche egli avesse facoltà di uscire a unirsi con loro: alla quale cosa lo Scudo lo sollecitava, affermando non potersi tenere piú che due o tre dí in quella parte della terra, e poi, di là dal fiume, due altri dí; perché la terra era grande e debole, né gli restare piú di dumila fanti perché moltissimi ne erano partiti, né potere le genti d'arme, non essendo piú che trecento lancie, le quali portavano il peso di tutte le fatiche, resistere se fussino assaltate da piú parti.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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