Pagina (1430/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma la notte, avuto la nuova, congregati subito i capitani, fu deliberato che immediate vi andasse il conte Guido Rangone con dugento cavalli leggieri e ottocento fanti; i quali, aggiunti a settecento fanti che vi erano prima, parevano presidio piú che sufficiente contro alle forze di Alfonso. Ma ordinata questa espedizione, essendo ancora piú ore innanzi dí, ed essendo venuto poco prima avviso che la sera dinanzi Lautrech era alloggiato in sul Taro (ma mescolato la verità con la falsità, perché era stato riferito che il dí medesimo si erano uniti seco i svizzeri), né avendosi notizia che quegli che allora erano nello esercito, sforzati da lui con molti prieghi, non gli avevano promesso se non di venire insino in sul Taro, l'essere per altro congregati insieme i capitani, né avendo, per non essere ancora il dí, o occasione o necessità di implicarsi separatamente in altre faccende, dette occasione che tra loro si cominciò, quasi oziosamente e non per via di consiglio, a discorrere in che stato sarebbono le cose per l'approssimarsi di Lautrech. Nel quale ragionamento pareva che le parole di Prospero del marchese di Pescara e di Vitello accennassino in questa sentenza: che difficilmente si piglierebbe Parma se dall'altra parte della città non si facesse anche una batteria, perché battuta la sponda dalla parte donde si era cominciato a battere il dí precedente restava non piccola salita dal letto del fiume alla riva, né quella potersi tentare senza grave pericolo perché l'artiglierie e gli scoppietti, distribuiti in su tre ponti che ha quel fiume e negli edifici circostanti, offenderebbono per fianco chi assaltasse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Guido Rangone Alfonso Lautrech Taro Taro Lautrech Prospero Pescara Vitello Parma