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      Alla deliberazione di aspettare i svizzeri a Rebecca si opponeva manifestamente la difficoltà delle vettovaglie, perché quelle che si conducevano con l'esercito non potevano bastare molti dí e, per il terrore de' danni che si faceano specialmente da' fuorusciti milanesi e la fuga che era per tutto il paese, ne veniva piccolissima quantità, e questa ogni ora diminuiva. Perciò il commissario Guicciardino aveva ricordato che, non potendo per il mancamento delle vettovaglie sostenersi in quel luogo, e potendo accadere per molte cagioni che la venuta de' svizzeri procrastinasse, essere forse piú utile, non soggiornando quivi, ritirarsi cinque o sei miglia piú indietro in sul fiume medesimo, a' confini del mantovano; ove, avendo alle spalle il paese amico, non mancherebbono le vettovaglie: e questo, che al presente si poteva fare sicuramente, potrebbe essere che approssimandosi gli inimici non si potrebbe fare senza gravissimo pericolo. Non sarebbe dispiaciuto intrinsecamente questo consiglio a' capitani, ma la infamia tanto recente della ritirata da Parma riteneva ciascuno da parlare liberamente; movendogli similmente la speranza che i svizzeri non dovessero ritardare a venire, i quali potevano scendere in cinque o seidí da Coira nel territorio di Bergamo, onde insino all'esercito era brevissimo transito. Cosí fermato di aspettargli a Rebecca, si distribuiva misuratamente per tutte le bandiere del campo la munizione delle farine condotta con l'esercito; le quali, perché col campo non erano forni portatili, e le case, nelle quali erano i forni, occupate dagli alloggiamenti de' soldati, ciascuno assava da se stesso in sulle brace la parte che gli toccava: la quale incomodità, aggiunta al distribuirsi scarsamente le farine, fu cagione che molti de' fanti italiani, con tutto che vi abbondasse il vino e il carnaggio, se ne fuggivano occultamente.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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