E gli succedette la cosa felicemente, perché il vescovo di Pistoia, se bene avesse commissione dal cardinale de' Medici, subito che intese la rebellione di Cremona, di mandarvi, per stabilire quello acquisto, parte de' svizzeri, nondimeno, non volendo dividergli né implicargli in altre faccende, per la cupidità che aveva di andare con essi alla impresa che si destinava di Genova, ritardò tanto che Lautrech, tenendosi per lui il castello né vi essendo altra difensione che quella del popolo (il quale subito gli mandò imbasciadori a dimandare venia del delitto), la ricuperò facilmente; dalla quale cosa ripreso animo, espedí subito a Federigo da Bozzole che non abbandonasse Parma. Ma Federigo, già partitosene, aveva con tutte le genti passato il Po; e Vitello, il quale con le sue genti andava a Piacenza, essendo, quando Federigo partí, vicino a Parma, chiamato con grandissimo consenso del popolo vi era entrato dentro; e a Milano, attendendosi ad acquistare il resto dello stato, con disegno di ridursi a spesa piú temperata, fu mandato nel tempo medesimo il marchese di Pescara, con le genti spagnuole e co' tedeschi e grigioni, a campo a Como. La quale città poiché ebbe cominciato a battere con l'artiglierie, quegli che vi erano dentro non sperando soccorso si accordorono, con condizione che e le genti franzesi e gli uomini della terra con le loro robe fussino salvi; e nondimeno, quando i franzesi volevano partirsi, gli spagnuoli entrati dentro la saccheggiorono con infamia grande del marchese; il quale, non molto poi, imputato da Giovanni Cabaneo, capo di quella gente, di fede rotta, fu chiamato a duello.
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