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      Nel quale stato delle cose ridotte a non piccola strettezza fu molto necessaria la costanza del governatore; il quale, ora assicurando i soldati dal pericolo comune a lui con loro ora confortando i principali della terra congregati tutti in consiglio e disputando con loro, dimostrava essere vano il timore, per avere egli certezza che gli inimici non conducevano artiglierie grosse, senza le quali essere ridicolo il temere che con le scale avessino a entrare per forza nella terra; la gioventú della quale congiunta co' soldati era bastante a resistere a impeto molto maggiore. Avere mandato a Modena, dove erano i svizzeri, Vitello e Guido Rangone con le genti loro, a dimandare soccorso; né dubitare che al piú lungo per tutto il dí seguente lo arebbono tale che gli inimici sarebbono costretti a partirsi: perché il rispetto dello onore loro, e il timore che perdendosi Parma non seguitasse maggiore disordine, gli costrigneva, avendo tanta gente quanta avevano, a farsi innanzi. Avere mandato per il medesimo effetto a Piacenza, donde essergli data grandissima speranza per le medesime cagioni. Dovere considerare, che essendo morto il pontefice dal quale era stato onorato ed esaltato, non gli restare obligazione o stimolo alcuno per il quale, se le cose fussino in quello grado che essi si immaginavano, avesse a sottoporsi volontariamente a sí manifesto pericolo; perché non potevano, come sempre aveva dimostrato la esperienza, i ministri del pontefice morto aspettare dal futuro pontefice grado o remunerazione alcuna, anzi potere facilmente accadere che il nuovo pontefice fusse inimico di Firenze patria sua: però, né per rispetti publici né per rispetti privati avere cagione di desiderare la grandezza della Chiesa, ma potere bene nascere molti casi per i quali gli sarebbe gratissima la bassezza.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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