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      Ma essendo apparita l'alba del dí, dí dedicato a san Tommaso apostolo, e già cominciatosi a conoscere, per le palle che tiravano i due sagri stati piantati quella notte, che non vi era artiglieria da battere la muraglia, credette il governatore, ritornando in consiglio, trovare variati e assicurati gli animi di tutti; ma trovò totalmente contraria disposizione, e il timore tanto piú augumentato quanto per essere già il principio del dí pareva loro approssimarsi piú al pericolo: in modo che, non udendo piú le ragioni, cominciavano, non solo con apertissima instanza ma eziandio con protesti e quasi con tacite minaccie, a strignerlo che consentisse allo accordo. A' quali avendo risposto risolutamenteche, poi che non era in potestà sua proibire loro questi ragionamenti e questi pensieri, come farebbe se avesse in Parma maggiori forze, non gli restava altra sodisfazione della ingiuria che trattavano di fare alla sedia apostolica e a sé, ministro di quella, che vedere che se si risolvevano ad accordarsi non potevano fuggire la infamia di essere rebelli e mancatori di fede al loro signore; esprobrando con caldissime parole il giuramento della fedeltà che, pochi dí innanzi, avevano nella chiesa maggiore prestato solennemente in sua mano alla sedia apostolica; e che, quando bene vedesse innanzi agli occhi la morte manifestissima da loro, tenessino per certo che da lui mai arebbono altra conclusione se non quando, per sopravenire nuove genti o artiglierie grosse nel campo degli inimici o per altro accidente, conoscesse essere maggiore il pericolo del perdersi che la speranza del difendersi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Tommaso Parma